LA POSTURA




LA POSTURA




L’importanza data alla postura è l’elemento costante che ritroviamo in tutti i diversi modi di praticare la meditazione che si sono sviluppati nel corso dei secoli. Non importa se si medita su di un cuscino, un panchetto od una sedia, né tantomeno viene richiesto, specie a noi occidentali, di assumere la posizione del loto, che anzi in molti casi può essere addirittura dannosa per il nostro apparato muscolo-scheletrico.


Ciò che viene invece sempre espressamente sottolineato è l’importanza di assumere una posizione in cui la schiena è mantenuta diritta. La postura consiste innanzitutto nello stare diritti, senza alcuna tensione né rigidità e imparare ad apprezzare questa verticalità.


Come dice C. Trungpa: “ Avere il dorso diritto non è una posizione artificiale. E’ naturale per il corpo umano. Quando sei incurvato, questo è anomalo. Non puoi respirare in maniera giusta quando sei incurvato, ed essere incurvati è anche un segno che si sta cedendo alla nevrosi. Quando siedi eretto, tu stai proclamando a te stesso e al resto del mondo che stai divenendo un guerriero, un essere pienamente umano. Per avere una schiena diritta non devi sforzarti sollevando le spalle; la verticalità giunge naturalmente, dal sedersi semplicemente, ma con fierezza, sul pavimento o sul cuscino da meditazione. Allora, poiché la tua schiena è diritta, tu non senti alcuna traccia di timidezza o di imbarazzo e così non tieni la tua testa abbassata. Non ti pieghi a niente. A causa di ciò, le tue spalle diventano diritte automaticamente, così tu sviluppi una buona percezione della testa e delle spalle. Allora puoi permettere alle tue gambe di riposare naturalmente nella posizione a gambe incrociate; le tue ginocchia non devono toccare il suolo. Tu completi la tua postura appoggiando le tue mani con leggerezza, palmi in giù, sulle tue cosce. Ciò rafforza il senso di occupare il proprio posto.

In questa posizione, non guardi a caso intorno a te. Hai il senso che sei là propriamente; perciò i tuoi occhi sono aperti, ma il tuo sguardo è diretto un po’ verso il basso, circa 6 piedi davanti a te. In questo modo, la tua vista non girovaga qui e là, ma avverti un ulteriore senso di deliberatezza e definitezza. Puoi vedere questa posizione regale in qualche scultura Egizia o del Sud America, così come in sculture orientali. E’ una postura universale, non appartenente ad una cultura o ad un epoca.” (C. Trungpa “Shambala”, traduzione di Rebecca Parenti)


La postura ci consente di sentire che siamo un corpo, non che abbiamo un corpo. Essere nel presente è innanzitutto abitare il proprio corpo. Meditare, come dice Fabrice Midal, è dunque, in primo luogo scoprire il proprio corpo, qui e ora.

“Quando infine noi siamo presenti al nostro corpo, diveniamo sensibili a ciò che sentiamo, proviamo e conosciamo del mondo. Noi siamo pienamente collegati a tutto ciò che è” (F. Midal, Pratique de la Méditation, 2012, Ed. Le livre de Poche)


Ben presenti al nostro corpo, ben installati nella nostra postura, possiamo incontrare il nostro respiro e sentire come un’onda che va e viene e ci attraversa. Sentiamo che siamo esseri viventi che respirano. Poniamo attenzione a questo respiro, ciò permette di ancorarci al presente.